Boon Oude Kriek 2006

Questa Kriek tradizionale di casa Boon si presenta spavaldamente con i suoi  400 grammi di ciliegie per litro messo a macerare per circa sei mesi in botti contenenti Lambic;   fortunatamente  non vi è nessuna traccia di  sciroppi o succedanei aggiunti, trattasi, anzi,  di una verace fermentazione spontanea che riporta nel bicchiere sentori ancestrali e  un profondo eco che richiama a gran voce  il dovuto rispetto verso  sapori “veri” e profondi.

Nel bicchiere l’aspetto è di un rosso profondo, quasi rubino; la schiuma è fine, persistente e rosacea, al naso si sprigiona la danza tra il forte odore di ciliegia e gli aromi tipici delle fermentazioni spontanee per cui sentori stantii, muffa, metallico, sangue, una presenza di grasso/olio meccanico, nel finale piacevolmente affiora anche una presenza mentolata.; come al solito con birre di questa tipologia il caleidoscopio olfattivo è molto complesso e in continua evoluzione.

In bocca il corpo è medio, una buona carbonazione accentua i sentori acidi; l’attacco è quello fruttato della ciliegia a cui si aggiunge immediatamente una nota acida molto pronunciata, tra cui emergono comunque, ben distinguibili,  note di mela acerba, legno ed una discreta astringenza che porta verso una chiusura decisamente secca. Media la persistenza finale.

Una birra che richiede una certa dose di  concentrazione ma che, in linea con la tipologia cui appartiene è in grado di esprimere evoluzione e profondità come poche altre sanno fare, nella fase finale l’abbiamo abbinata ad un dolce  al mascarpone  che ha ingentilito l’acidità risaltando il fruttato di questa ottima birra. [dLc]

Paese: Belgio

Servita a 9°

ABV: 6,5%

Boon Geuze L’Ancienne (Brouwerij BOON)

Nuova incursione in casa Boon, celebre blender dedito alle fermentazioni spontanee belghe di cui mi aveva particolarmente colpito la Mariage Parfait, sebbene anche la sua Oude Kriek non sia affatto male. Questa Geuze scoppiettante almeno all’apertura della bottiglia (il tappo è saltato violentemente) appartiene alla stagione brassicola 2007-2008, nel bicchiere ha un bel colore oro antico, leggermente velato; la schiuma è bianca, fine e abbastanza persistente.

In bocca il corpo è abbastanza marcato anche grazie ad una carbonatazione importante che supportata dai 7 gradi alcolici non risulta affatto fastidiosa anzi dà una sensazione quasi da champagne in quanto a frizzantezza; gli aromi sono prevalentemente acetici, cui subentrano sentori polverosi, leggermente metallici  a cui fa eco un tocco di muffa/legnoso. Tutti abbastanza bilanciati e non molto aggressivi.

Al palato colpisce una nota nettamente dolce che emerge tra i tipici stridori acetici, la prevalenze è comunque quella della componente citrica ed agrumata con un finale lievemente caratterizzato da una presenza pepata che ricorda la menta, il finale è abbastanza persistente e secco.

Questa geuze a tratti ricorda un Brut, risulta in tutte le sue componente abbastanza equilibrata e poco  incisiva, forse è indicata particolarmente come introduzione alle fermentazioni spontanee e a chi non ne apprezza troppo le loro peculiarità (che in altri esemplari risultano decisamente più marcate). Non una cattiva rappresentante  dello stile forse solo un esemplare pò troppo blando. [dLc]

Paese: Belgio

Servita a 10°

ABV: 7%

Geuze Mariage Parfait (Brouwerij BOON)

Questo è per me il primissimo approccio alle birre caratterizzate da fermentazione spontanea, in realtà custodisco in cantina un Lambic di Cantillon da diversi mesi, ma fino ad ora non mi aveva ancora “chiamato” .  Ieri sera,invece, ho assaggiato questa Geuze “Marriage Porfait” e devo dire di essere rimasto tanto stupito quanto entusuasta.

La birra versata nel bicchiere esprime da subito una notevole personalità, gli aromi sono quelli letti e straletti dappertutto si parli di lambic: sudore, coperta di cavallo, ferro e sopratutto un odore di muffa che come per incanto mi ha mostrato per una frazione di secondo la vasca di fermentazione aperta in cui ha fermentato questo nettare. Detto così sembra forse strano ma  mi è sembrato realmente di stare in quella stanza per un istante, devo dire che è la prima volta che una cosa del genere accade e spero di non stare documentando in diretta il decadimento della mia (già fragile) psiche…

In bocca l’acidità si fa sentire in maniera predominante e sentori citrici uniti ad una dose di salinità vanno ad accompagnare una frizzantezza abbastanza spiccata che danno a questa particolarissima birra un’ euforia quasi champagnosa, da provare e riprovare. [dLc]