Buskers – Paranoid

 

Del progetto Buskers Beer avevo già parlato alcuni mesi fa, ed eccoci dinnanzi a questa Paranoid, pensata e brassata presso il birrificio Bi-Du (Olgiate Comasco,CO). Trattasi di una Black Ipa, stile che ritengo abbastanza difficilie da realizzare visto il pericolo di farsi sfuggire di mano il contributo dato dai malti tostati e scivolare facilmente in campo porter/stout, inoltre per la prima volta assaggio una black ipa realizzata interamente con luppoli inglesi (Fuggle e E-K- Golding).

Nel bicchiere il colore  si presenta di un nero abbastanza impenetrabile, decisamente più scuro rispetto alle altre black ipa assaggiate precedentemente, la schiuma è beige, abbastanza fine e persitente.

L’aroma è caratterizzato prevalentemente da sentori torrefatti con note di cioccolata, liquirizia e caffè, una bella presenza di legno, frutta rossa ed un tocco erbaceo completano l’opera , il tutto risulta molto pulito ed elegante, non manca neppure  una nota leggermente vinosa che non stona assolutamente.

In bocca il corpo è medio, anche se noto che scaldandosi la birra  diviene un pò oleosa, la carbonazione è media. L’attacco riporta decisamente al mondo delle porter con i sentori torrefatti che la fanno da padrone, una nota lievemente burrosa ci porta verso l’esplosione terrose e vegetale di un finale tipicamente inglese.

Sinceramente mi mancano molto le caratteristiche note americane ed i sentori  resinosi che hanno caratterizzato le black ipa che ho assaggiato fino ad oggi  , me l’avessero venduta come black ale o al limite come una porter un pò fuori stile l’avrei apprezzata certamente  di più, non per una questione di etichetta (sebbene per me lo stile dichiarato vada rispettato, almeno a grandi linee) ma sopratutto per una questione di approccio mentale e per la scelta del momento in cui berla (certamente non il 7 agosto alle 15…), non una cattiva birra ma sinceramente mi aspetttavo qualcosa di diverso, e forse di meglio. [dLc]

Girovagando tra gli Stand dell’IBF Torino 2011

Come al solito questo post è poco attendibile e decisamente (non) imparziale per cui prendetene le informazioni con la dovuta cautela…

Si è appena concluso L‘Italian Beer Festival di Torino, le impressioni che ne ho ricevuto sono tutte decisamente  positive, partendo dal buon afflusso di pubblico che anche quest’anno ha partecimato in maniera consistente ed entuasiasta alla manifestazione. Ciò mi lascia per la seconda volta dubbioso e non spiega appieno le attuali difficoltà che incontra ancora la birra di qualità ad affermarsi sulla piazza sabauda .

Parlando con avventori, standisti e parte del pubblico mi sembra che la qualità complessiva della manifestazione si sia rivelata in ottima salute; le birre mi sono parse mediamente in forma con alcune punte d’eccellenza che hanno dato al tutto la giusta dimensione professionale.

Partirei in primis con il birrificio Bad Attitude che presentava in antemprima la Dude (birra disponibile commercialmente solo dal prossimo anno) una bella interpretazione in stile Double (american) IPA :al naso sentori di frutta esotica, passion fruit e ananas, il tutto sottolineato dal taglio decisamente resinoso.In bocca si rivela perfettamente coerente riuscendo a calibrare alla grande i sentori luppolati con una bella base di malto imponente.
Una birra che si ferma giusto un passo prima di una imperial ipa americana: meno aggressiva, ma decisamente più  bevibile (in termini di facilità alla beva)
praticamente tutti quelli che l’hanno assaggiata hanno espresso un parere positivo.
La Prunus di Birra del Borgo: ancora una volta la Duchessa si dimostra una birra meravigliosa per la sperimentazione, la Prunus è  una fruit beer in cui  la presenza acetica  viene bilanciata dai deliziosi sentori   rilasciati dalle  ciliegie messe a macerare nel tino di fermentazione. L’unico fusto è finito in 2 ore..

Buonissima anche la Dave dei gypsy brewers di Buskers Beer, una APA in cui il luppolo gettato in ogni fase dilavorazione ha dato sentori particolarmente freschi (il fruttato che ne esce all’aroma è eccezionale) e deliziosamente bilanciati da una bella base di malto. La seconda ottima prova per loro.

Un’ennesima conferma dell’ottima salute di cui godono i giovani  Brewfist con la deliziosa Spaceman attualmente una delle migliori birre italiane in circolazione (per quanto mi riguarda) e la calibratissima Fear  stout che gioca sul fili del rasoio giocando tra la dolcezza di lattosio+fave di cacao e i sentori dei malti tostati.

Una nota particolare per la vincitrice Harvest del Birrificio San Paolo: IPA creata con i luppoli appena raccolti, un aroma di cascade inebriante; il birraio ce l’aveva detto che quest’anno il raccolto era di qualità superiore ed effettivamente la Harvest 2011 è addirittura migliore di quella dell’anno scorso. Imperdibile.

Per finire un saluto ed un ringraziamento anche a tutti i ragazzi di ADB Piemonte che con passione e costanza hanno permesso lo svolgimento della manifestazione. Arrivederci al prossimo anno! [dLc]

Ecstasy of Gold. Buskers Beer

Finalmente arrivo a parlare del progetto Buskers, idea nata dalle menti di Mirko Caretta (proprietario della bottega Bir&Fud) uno dei principali agitatori nel fertile campo della birra a Roma e Mirko Chiossi del Beershop Ebrius di Marino. I due, da grandi conoscitori dell’universo birra  quali sono,da tempo sognavano di fare il grande passo ed allora eccoli impegnarsi nel creare un progetto itinerante sul modello Revelation Cat e Mikkeller, il progetto si propone   infatti  di collaboraredi volta in volta  con un birrificio diverso per creare le proprie birre.

Questa Ecstasy of Gold, presentata in settembre al Villaggio della Birra inaugura la serie ed è nata dalla collaborazione con il birrificio toscano Olmaia, nel bicchiere è di un bel giallo dorato; la schiuma è bianca, abbastanza fine e discretamente persistente.

Il naso è davvero accattivante: note mielate si accompagnano a sentori  di frutta esotica, uva spina e note agrumate; una naso decisamente fresco e “croccante”.

In bocca il corpo è di media consistenza, colpisce l’attacco dolcemente delicato dato dal malto pils a cui ben presto subentra un tocco fruttato e, sopratutto, un finale vegetale importante che pulisce la bocca ed invita alla beva.

Decisamente una  buona birra questa EOG anche se ai miei occhi strizza un pò troppo l’occhio ai sentori che vanno di moda ultimamente, riesce a distinguersi comunque grazie alla fragrante delicatezza che apporta l’utilizzo del malto  pils (e che la rende riconoscibile in quanto Olmaia). [dLc]

Paese: Italia

Servita a 9°

ABV: 5.5%