Proprio come afferma Max Faraggi nel suo bell’articolo sui leviti selvaggi, prima o poi chi si cimenta con la produzione di birra si vuole/deve confrontare con i brettanomyces, per quanto mi riguarda pur senza la minima “velleità artistica” e a seguito della trecentesima rilettura di Radical Brewing mi sono indirizzato verso una piccola sperimentazione casalinga , ma andiamo con ordine…
Radical Brewing è un magnifico libro scritto da Randy Mosher in cui l’autore americano, vero e proprio decano degli homebrewers mondiali ripercorre con passione palpabile la storia dell’arte brassicola fornendo preziose informazioni e tantissime ricette per l’homebrewing.
Tra queste vi è anche quella della Vatted Stale IPA , tentativo di riproduzione di una India Pale Ale dell’epoca coloniale, per cui una birra abbastanza muscolosa e luppolata da dimenticare per qualche mese in un fermentatore con oaks chips (nel mio caso francesi a media tostatura) ed inoculare il Brettanomyces Claussenii in modo da ricreare i caratteristici sentori stantii di una birra invecchiata in botte ed infettata dal particolare lievito inglese.
Affascinato da questa ricetta ho lievemente rielaborato la ricetta adattandola alle mie capacità ed ecco la mia versione:
Batch Size 20 lt
3 kg Muntons Dry Extract
1.5 kg Thomas Fawcett Maris Otter Malt
500 gr Munich Malt
270 gr Crystal 90L
Luppoli:
boil 60 min 65gr Northern Brewer ~AA 10.0
boil 30 min 50gr Saaz ~ AA 3.5
boil 30 min 20gr Styrian Goldings ~AA 5.4
boil 5 min 140gr East Kent Goldings ~AA 5.0
OG 1,070, 28° EBC, 95 IBU
Fermentazione primaria Safale S-04
La Vatted Stale Ipa al quarto mese di fermentazione
Dopo circa Quattro mesi nel fermentatore di acciaio in cui è stato inoculato il bretta, la patina dell’infezione è presente come da manuale, non manca qualche bolla ed il sacchetto in cui sono contenuti i chips è ricco di peluria e piccole muffe.
All’apertura del fermentatore il caratteristico odore stantio è già ben presente, si fanno sentire inoltre aromi di frutta esotica matura, muffa e note legnose, in bocca la birra è ancora molto aggressiva soprattutto nella sua componente amara (lunga e persistente), la consistente gradazione di unità di amaro è stata pensata così alta proprio perché questa è una birra destinata alla lunga maturazione e l’amaro tende a scemare col tempo.
Rispetto alla ricetta originaria ho avuto una bassa efficienza quindi mi sarei aspettato una cosa leggermente più bilanciata, invece il rapporto BU:GU è di 1.14 ed il corpo è meno presente di quel che volevo e al momento non è presente alcuna nota acida.
Tra un mesetto circa aggiungerò zucchero per il priming ed imbottiglierò, mi aspetto una bella evoluzione nel prossimo anno soprattutto dal punto di vista aromatico considerando l’ottimo gioco tra luppolatura generosa e lieviti selvaggi.